“La Diaz non è ancora finita”

di , 19 gennaio 2014 20:50

Dall’Espresso

I silenzi durante il processo. La violenza dell’irruzione del 21 luglio. Le responsabilità che ancora mancano. Un attivista che dormiva, anche lui, nella scuola genovese, racconta i suoi anni di udienze. Per stabilire la verità

di Francesca Sironi

La Diaz non è ancora finita
La “Diaz” non è finita la notte del 21 luglio del 2001. Non è finita per i poliziotti condannati,a cui settimana scorsa è stato negato l’affidamento ai servizi sociali. E non è finita nemmeno per le centinaia di persone che dormivano nella scuola durante i giorni del G8. Persone che ancora oggi, a 13 anni dall’anti-summit di Genova, cercano giustizia. «La Diaz fu un’operazione deliberata. Non un errore di cui chiedere scusa, ma una precisa volontà, di chi diede l’ordine di fare irruzione, ma anche delle forze politiche che hanno dato mandato e coperto ciò che successe quella notte». A parlare è Blicero, uno dei membri del “ Supporto legale ”, il gruppo di attivisti e avvocati che dall’estate del 2001 lavora per garantire appoggio e assistenza ai manifestanti condannati e per fare luce sulle violenze da parte della polizia. «Io c’ero, alla Diaz», racconta: «Ed era ben chiaro, lo sapevano tutti, che lì non succedeva niente. C’erano solo giornalisti e ragazzi che partecipavano ai cortei. L’incursione servì a dimostrare però che anche il nostro governo democratico può ancora essere violento contro con chi fa opposizione sociale».

In tutti questi anni, sostiene, «lo Stato ha continuato a difendere i suoi uomini. Per anni abbiamo dovuto farci largo fra false testimonianze, dilazioni e omertà che non hanno riguardato solo gli imputati, per i quali sarebbero comprensibili, ma tutto il corpo delle Forze dell’Ordine. Gli esempi sono decine. In un video della Diaz ad esempio si vede un funzionario con la coda di cavallo che picchia un ragazzo steso a terra, inerme. Per anni i pubblici ministeri hanno chiesto chi fosse, hanno insistito con la questura perché identificasse l’agente, così distintamente riconoscibile dall’acconciatura. Niente. Sostenevano di non poterlo individuare. Poi abbiamo scoperto, per altre vie, che si era tagliato i capelli. E che era venuto puntualmente a tutte le udienze della Diaz. Era in quelle sale, insieme a noi». Impegnato a seguire un processo, ricorda Blicero: «che è stato possibile solo grazie alla tenacia e alla cocciutaggine di un paio di pubblici ministeri e di alcune parti civili, persone del “movimento” che non hanno mai smesso di cercare di accertare i fatti per come erano. Una tenacia che la polizia non ha mai accettato».

Una visione di parte, ammette Blicero, «partigiana», come preferisce dire lui, secondo cui: «La Diaz è cominciata con la zona rossa, con la sospensione dei diritti, con il tam tam mediatico sulle “infiltrazioni” dei black bloc, fino alle torture subite da centinaia di ragazzi alla Diaz e a Bolzaneto. Torture rimaste fondamentalmente senza colpevoli, anche perché il reato di tortura, in Italia, non esiste».  Adesso, conclude, «la nostra attenzione va soprattutto ai 10 manifestanti che stanno pagando da soli per le centinaia di migliaia di persone che erano presenti a Genova, con una condanna complessiva a 100 anni di carcere per un reato, quello di devastazione e saccheggio, che è tornato in voga dopo il 2001 ed è ora usato anche contro i no tav in Val Susa».

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