“La Diaz non è ancora finita”
I silenzi durante il processo. La violenza dell’irruzione del 21 luglio. Le responsabilità che ancora mancano. Un attivista che dormiva, anche lui, nella scuola genovese, racconta i suoi anni di udienze. Per stabilire la verità
di Francesca Sironi
In tutti questi anni, sostiene, «lo Stato ha continuato a difendere i suoi uomini. Per anni abbiamo dovuto farci largo fra false testimonianze, dilazioni e omertà che non hanno riguardato solo gli imputati, per i quali sarebbero comprensibili, ma tutto il corpo delle Forze dell’Ordine. Gli esempi sono decine. In un video della Diaz ad esempio si vede un funzionario con la coda di cavallo che picchia un ragazzo steso a terra, inerme. Per anni i pubblici ministeri hanno chiesto chi fosse, hanno insistito con la questura perché identificasse l’agente, così distintamente riconoscibile dall’acconciatura. Niente. Sostenevano di non poterlo individuare. Poi abbiamo scoperto, per altre vie, che si era tagliato i capelli. E che era venuto puntualmente a tutte le udienze della Diaz. Era in quelle sale, insieme a noi». Impegnato a seguire un processo, ricorda Blicero: «che è stato possibile solo grazie alla tenacia e alla cocciutaggine di un paio di pubblici ministeri e di alcune parti civili, persone del “movimento” che non hanno mai smesso di cercare di accertare i fatti per come erano. Una tenacia che la polizia non ha mai accettato».
Una visione di parte, ammette Blicero, «partigiana», come preferisce dire lui, secondo cui: «La Diaz è cominciata con la zona rossa, con la sospensione dei diritti, con il tam tam mediatico sulle “infiltrazioni” dei black bloc, fino alle torture subite da centinaia di ragazzi alla Diaz e a Bolzaneto. Torture rimaste fondamentalmente senza colpevoli, anche perché il reato di tortura, in Italia, non esiste». Adesso, conclude, «la nostra attenzione va soprattutto ai 10 manifestanti che stanno pagando da soli per le centinaia di migliaia di persone che erano presenti a Genova, con una condanna complessiva a 100 anni di carcere per un reato, quello di devastazione e saccheggio, che è tornato in voga dopo il 2001 ed è ora usato anche contro i no tav in Val Susa».
G8, tornano liberi due agenti della Diaz
Tornano liberi due poliziotti che parteciparono alla sanguinosa irruzione nella Diaz durante i G8 di Genova del 2001. In attesa del pronunciamento della Cassazione, niente più arresti domiciliari per l’ispettore e l’agente della Celere romana che raccontarono di essere stati aggrediti con il coltello da un black bloc durante l’irruzione nella scuola.
Massimo Nucera, 40 anni, presentò il suo giubbotto antiproiettile tagliato per dimostrare l’aggressione subita e il suo collega Maurizio Panzieri, 59 anni, confermò nella relazione di servizio il drammatico incidente, ma le perizie del tribunale smentirono le loro parole. Entrambi furono condannati in via definitiva a 3 anni e 5 mesi. Grazie al condono di 3 anni e alla cosiddetta legge “svuota carceri”, i due agenti avrebbero dovuto scontare i rimanente 5 mesi agli arresti domiciliari, ma grazie ad un ricorso in Cassazione dei loro legali, in attesa del pronuciamento della Suprema Corte, la pena è sospesa e i due agenti sono tornati liberi. Nel ricorso in Cassazione, gli imputati chiedono in alternativa agli arresti l’affidamento in prova ai servizi sociali.
18 gennaio: Senor Surf per Genova 2001
Sono passati ormai 13 anni dalle giornate del vertice del G8 a Genova, città in cui prese corpo una delle più grandi manifestazioni di movimento a livello mondiale ma che fu al tempo stesso luogo di sperimentazione di nuove tecniche di limitazione della libertà di manifestare: zone rosse, perquisizioni, arresti arbitrari, pestaggi, fino alle torture nella caserma di Bolzaneto e all’omicidio di Carlo Giuliani.
Ai manifestanti presenti in piazza, in questi 13 anni di processi, è stata riconosciuta la colpa di aver messo in pericolo l’ordine pubblico della città di Genova e per questa ragione, 10 di loro, sono stati condannati per i reati di devastazione e saccheggio, con pene fino a 15 anni di carcere. Reati risalenti al periodo fascista che sono stati così sdoganati per cercare di estenderli ad ogni giornata di resistenza e lotta, come sta accadendo per i fatti del 15 ottobre 2011.
La campagna 10×100 è nata per sostenere questi compagni e queste compagne, usati come capri espiatori per una manifestazione che a Genova ha visto più di 300mila persone presenti a gridare contro il capitalismo neoliberista e lo strapotere della finanza.
In particolare, volgiamo ricordare che per 4 dei dieci condannati per devastazione e saccheggio si sono aperte le porte del carcere: Marina, Fagiolino, Gimmy e Luca.
Questa iniziativa è per loro e per tutti coloro che non hanno smesso di lottare.
Per contribuire a Genova 2001 www.10×100.it – http://www.supportolegale.org/
Tutti libere
Diaz, retata dopo 13 anni agli arresti anche Mortola
Da il IL SECOLO XIX di Giovedì 02/01/2014 di MATTEO INDICE
GENOVA. La notte della Diaz li ha inseguiti per quasi tredici anni, terminando infine a San Silvestro. Perché il pomeriggio del 31 dicembre, nella disattenzione generale, sono stati arrestati gli ultimi due super poliziotti finiti sotto accusa per l’irruzione e l’introduzione di prove taroccate nella scuola dove dormivano i no global, al termine del G8 2001 di Genova.
Uno è Spartaco Mortola, volto conosciutissimo nel capoluogo ligure, ex capo della Digos genovese poi divenuto questore vicario di Torino, che dall’altro ieri deve scontare otto mesi di domiciliari nella propria abitazione. L’altro è Giovanni Luperi, ex dirigente Ucigos nelle giornate della guerriglia, quindi capoanalista dei servizi segreti e attualmente in pensione: per lui, della condanna definitiva a quattro anni, ne resta uno. Il giorno precedente (pomeriggio del 30), l’arresto era scattato per un altro big: Francesco Gratteri, numero tre della polizia italiana prima della condanna, coordinatore d’indagini su attentati e latitanti. È ora obbligato a un anno di domiciliari, potrà beneficiare come gli altri di alcune ore (2 o 4) di libertà durante il giorno e usare il telefono. I poliziotti-detenuti potranno chiedere il riconoscimento della buona condotta, e quindi rosicchiare qualche mese oltre a ciò che era stato spazzato dall’indulto del 2006. Prosegui la lettura 'Diaz, retata dopo 13 anni agli arresti anche Mortola'»