Il coraggio di genova
Appello alla società civile e al mondo della cultura
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Contributi e articoli
- La campagna 10×100 non è finita
- Dal carcere di perugia una lettera di Fagiolino
- L’oblio di Genova, di Lorenzo Guadagnucci
- Tu che straparli di Carlo Giuliani, conosci l’orrore di Piazza Alimonda?, da Giap
- Genova. Condanne inutili ed inique, di Fabio Marcelli
- Il trauma di Genova, di Ambrogio Cozzi
- Genova 2001 e la sentenza 10×100. Orizzonti di gloria, di Wu Ming 4
- La violenza sotto la pelle dello Stato, di Monica Pepe
- Devastazione e saccheggio. Analisi di un reato politico
- Dopo Diaz: per una nuova generazione di forze dell’ordine, di Fabio Marcelli
- Genova 2001: uno straordinario fallimento, di Fabrizio Crasso
- Philopat e Genova 2001: «Io sono tutto questo disastro», da Giap
- Aspettando il 13 luglio, di Giorgio Salvetti
- Quando i fatti non contano, di Enrico Zucca
- G8, Zucca contro la Cassazione: “De Gennaro assolto, prova di forza”, di Marco Preve
- “Devastazione e saccheggio”, ancora la vendetta Genova, di Valerio Renzi
- Il ritorno della belva, di Franco Bifo Berardi
- Undici anni meno un mese, da Psikosomatica
- Genova, Europa, di Roberto Musacchio
- Dialogo con Daniele Vicari, di Monica Pepe
- Uno di quei dieci è Luca, di Mauro Vanetti
- Io a Genova non c’ero, di Luca Cardin
- A piazza Carlo Giuliani, ragazzo, di Rosario Dello Iacovo
- Genova 2001, l’orrore e lo stupore, di Grazia Fracescato
- Genova non è finita, Il commento di Nunzio D’Erme
- Lo “spirito di Genova” vive ancora, di Francesco Caruso
- Genova, i giorni che ci hanno cambiato, di Lorenzo Misuraca
- Genova è dentro di noi, di Graziella Mascia
- E loro andarono alla Diaz, di Elettra Deiana
- Genova, la vera storia, di Ramon Mantovani
- Genova il ritorno della vera politica, di Alfio Nicotra
- G8 di Genova, mistero italiano. Quattro domande senza risposta, di Mario Portanova
- Genova G8-Blu notte, di Carlo Lucarelli
- “La polizia ha fallito”
- Napoli 2011, il precedente, di Gianni Barbacetto
- Black bloc e tenerezza, di Enzo Baldoni
La campagna 10×100 non è finita
Il 13 luglio la Corte di Cassazione ha confermato le condanne in via definitiva per devastazione e saccheggio (419c.p.) per 10 manifestanti per i fatti di Genova 2001.
Per 2 di loro è scattato subito il carcere, per una la sospensione della pena avendo una bambina piccola, due sono irreperibili, mentre gli altri cinque sono stati rimandati in appello per delle attenuanti di pena per aver agito nella «suggestione della folla in tumulto».
Ci siamo chiesti da subito se la campagna 10×100 dovesse continuare e in che modo.
La diffusione capillare della campagna e l’indignazione diffusa per la sentenza ci hanno detto con forza che Genova non è finita, nonostante le condanne, nonostante le falsità e l’amaro in bocca per i risultati del processo Diaz. Genova non sarà finita finché noi continueremo ad esserci, a ricordare e a continuare a batterci.
Facciamo perciò appello a tutte e tutti voi, che in un mese e mezzo avete contribuito a far crescere questa campagna, che avete condiviso parole, intenzioni, messaggi, sostenuto e difeso i dieci, impedendo che le ragioni del movimento di Genova venissero sommerse dalle fredde enunciazioni di un tribunale. Eppure un tribunale qualcosa l’ha deciso: le vetrine valgono più delle persone. Anche per questo la campagna 10×100 deve proseguire.
Per continuare a battersi affinché questo terribile reato fascista di “devastazione e saccheggio”, che prevede delle pene maggiori di un omicidio, venga eliminato dal codice penale. Un reato che si sta cercando di utilizzare sempre più spesso contro chiunque provi a ribellarsi, come per esempio per la manifestazione del 15 ottobre.
In questo momento è importante non lasciare sole le due persone ora in carcere e le altre che rischiano di finirci a breve.
Dovranno sostenere delle spese processuali non indifferenti, è importante uno sforzo comune. Questo mentre ancora siamo all’oscuro della cifra esatta (almeno 700mila euro) che il Ministero dell’Interno si è affrettato a sborsare per pagare gli avvocati dei poliziotti imputati per la Diaz. Pretendiamo di sapere quanti fondi pubblici sono finiti nelle tasche dei super avvocati della polizia. Pretendiamo di sapere quando saranno versati i risarcimenti per i manifestanti torturati a Bolzaneto, che ancora aspettano.
Anche per questo, invitiamo tutte e tutti a partecipare attivamente alla raccolta fondi a sostegno delle spese legali dei dieci manifestanti: inviando il vostro contributo sul conto corrente postale 61804001 intestato a Coop. Lab. 2001 – via dei volsci 56 – 00185 Roma. Causale: CASSAZIONE.
Inoltre la campagna vuole esprimere tutta la sua solidarietà ai detenuti e alle detenute che sono in lotta in questi giorni contro le condizioni disumane di sovraffollamento in cui sono costretti a vivere.
Contro il reato di devastazione e saccheggio, per la libertà di tutti e tutte, per quel mondo diverso che non smetteremo mai di costruire.
Genova per noi non sarà mai finita.
Alberto trasferito a Perugia
Traferito ieri sera Alberto, uno degli imputati condannati per i fatti di Genova 2001 , dal carcere di Rebibbia a quello di Capanne a Perugia.
Nessuno era stato informato, solo oggi è arrivato un telegramma da parte sua, che annunciava dell’avvenuto trasferimento.
Per scrivergli :
Alberto Funaro
Casa Circondariale Capanne
Via Pievaiola 252
06132 Perugia
Dopo la sentenza – una cascata di parole da twitter
Scegliamo di pubblicare i twitter sulla sentenza di ieri.
Alessandra Bonfanti : Oggi si riapre la ferita della peggiore violazione di diritti in democrazia, così paghiamo tutti! - Gemma Romano: Devastazione e saccheggio sono parole pronte all’uso,per gli eventuali perturbatori del buon ordine dei mercati - kappazeta: Non è una vendetta. E’ un avvertimento. Questi non sono gli ultimi. Sono i primi - giulia mietta : Pene per devastazione e saccheggio retaggio fascista del codiceRocco(1930).Rivederle.E già che ci siamo instituire reato di tortura. – zeropregi: La condanna di oggi, riguarda tutti, militanti o chi semplicemente va in piazza. Non pensate che non vi riguardi – AnonConiglio : “La giustizia è come i serpenti, morde soltanto coloro che sono scalzi” (Eduardo Galeano) – Leleprox : Spacciatori di notizie:”pene ridotte per i noglobal.” 14 anni x un imputato la chiamate pena ridotta? Servi e Assassini 100 volte - Leleprox: Secondo la giustizia italiana si possono torturare le persone ma non si può sfondare una vetrina – johnny palomba : Oggi è stata scritta una pagina importante per i diritti fondamentali della vetrina – AnonConiglio : I giornali dicono “pene ridotte” ma io vedo che se spacchi delle ossa come alla #Diaz rischi meno di coloro che spaccano una vetrina – R. Amal Serena: Se ancora avessimo avuto dei dubbi oggi ce l’hanno detto chiaro e tondo: le cose valgono molto più della vita delle persone - johnny palomba : L’Italia è il paese dove non si possono rompere vetrine ma si può torturare chiunque perché non è reato – sandrone dazieri: Cos’altro vi serve per capire che viviamo in un paese fascista? – Leleprox: L’Italia è una repubblichina fondata sulla vendetta - Filippo Cioni: Una vetrina di una banca o di un supermercato, conta più del corpo o della dignità di una persona? - Devastazione e saccheggio sono parole pronte all’uso,per gli eventuali perturbatori del buon ordine dei mercati – Gemma Romano:“Il problema non sei tu: è la Giustizia Italiana. ” questo il risultato del mio test – BornAgain: Questo paese fa la fine che si merita - Roberto Gastaldo : “Questi sono i principi del diritto e dello Stato di diritto” E noi dobbiamo accettarlo e trarne conseguenze - termine: Intanto siamo ancora e solo noi a pagare.. ma non é detto che continui così. Il cerchio e le botte - Danilo Melideo: Meglio torturare persone che spaccare vetrine. Questo è il verdetto di un paese che si definisce democratico - Patrizia Tonin: Dopo 11 anni questa sentenza è niente più che un buffetto, per i responsabili che so.. – Andrea Favaro : Secondo la #Cassazione, è più grave rompere vetrine che massacrare cittadini inermi. Dipende da che parte stai – davide fracasso: Dieci anni per una vetrina, tre anni e sei mesi per aver ammazzato di botte Federico Aldrovandi, 18 anni – notav.info: Dalle montagne della ValSusa #genova2001 non si dimentica! solidarietà ai condannati! – tiziano: Abolizione tredicesime,contrazione salari licenziamenti ,cassa integrazione, precarietà, disoccupazione Questa è #devastazione e#saccheggio – Gigi Picazio: Ho appena scoperto che per #devastazione e #saccheggio prima c’era la PENA DI MORTE… – Paolo Ferrero : #G8 #Genova #Cassazione Evidentemente in Italia infrangere una vetrina richiede una punizione, torturare le persone no - Antonio Bordin #G8 #genova : in Italia, chi rompe una vetrina va in galera, chi sfascia la testa a una persona inerme continua a fare il poliziotto. – SfigataMente: Domani compro una divisa e vado in giro a pestare chiunque.Farò meno galera di quelli che tirano sassi contro un vetro. Ingiustizia. – Baruda: 10 capri espiatori NOSTRI per 3giornate della LORO macelleria,per un morto sull’asfalto, torture e tentati omicidi. – aniello_nazaria: quando la canaglia impera la patria dei giusti è la galera (cit.)- Baruda : Ora entreranno in carcere,per pene che leggerle fa sentire male! Non c’è parola alcuna.- Roberto Gastaldo: Per la magistratura italiana un bancomat vale circa quattro persone torturate. Nessun rispetto per questo stato. – Micio Cagliostro: Se sfondi vetrine puoi finire in carcere 10anni. Se organizzi pestaggi di massa 5 anni di interdizione dai pubblici uffici – René Thom : #GENOVA #CASSAZIONE da oggi in avanti sappi:se cercano di catturarti verrai torturato,poi incarcerato: VENDI CARA LA PELLE – René Thom: #GENOVA #CASSAZIONE Si conferma che in ITALIA è FASCISMO CONCLAMATO, liberi i torturatori,condannato chi si difese dalle aggressioni. – Fabrizio Perlingieri: A Manganelli devono andare a bussare nel sonno, in piena notte i “testimoni di Genova”. – BornAgain: ASCIERTO (AN) «Non dormano tranquilli perché noi li andremo a prendere uno per uno – Ermes Cumani: Devastatori di vite, saccheggiatori di libertà altrui. Italia, stato canaglia. – Margherita Grazioli : L’Italia è una repubblichina fondata sul manganello e sulla vendetta.Memento per mesi e anni a venire
Costruire il nemico – criminalizzazione degli indesiderati, da Genova 2001 ad oggi. Roma-3 luglio 2012
Ascolta il dibattito rimandato in streaming da RadiOndaRossa
Nel luglio del 2001 ci recammo a Genova in 300 mila per gridare ai potenti del G8 “un altro mondo è possibile”. Un mondo dove le scelte politiche non fossero dettate dalle banche e dagli speculatori e dove la voce dei molti non fosse zittita dall’arroganza dei pochi. Da una parte c’era il “movimento dei movimenti”, la più imponente ondata di mobilitazione collettiva – a livello mondiale, peraltro – dalla fine degli anni Settanta, la cifra distintiva della pluralità ne costituiva la forza e l’imponenza. Dall’altra i governi e il Potere economico, che a Genova trovarono il teatro ideale per la rappresentazione della tragedia, il cui finale doveva essere uno e uno solo: fare degli anni a venire un deserto dell’ opposizione sociale, per dare libero sfogo alla globalizzazione selvaggia, al neoliberismo rampante, alla finanza da rapina.
Dopo 11 anni da quelle giornate e in vista delle sentenze che andranno a chiudere i processi genovesi, vorremmo leggere quel G8 come un primo esperimento, un vero e proprio laboratorio del controllo della conflittualità sociale.
In questi 11 anni, in Italia e non solo, i governi hanno dato vita ad una sperimentazione continua degli apparati di controllo, costituita dal connubio indissolubile tra la le misure repressive attuate nelle piazze e i sottili meccanismi preventivi e punitivi che colpiscono determinate “categorie di persone” indesiderate. Un filo rosso che passa per i dispositivi penali rispolverati dai tempi bui della storia del nostro paese, come il reato di devastazione e saccheggio.
Dagli stadi alle piazze, passando per i CIE, veri e propri lager per migranti, questo reato, concepito dal codice penale fascista, il codice rocco, è stato recuperato per annichilire qualsiasi espressione del dissenso, uno spauracchio ingombrante, grazie al quale è più facile comminare pene enormi a chi si vuole colpire. Pene persino superiori a quelle previste per reati come l’omicidio.
Il convegno si terrà a San Lorenzo a Piazza dell’Immacolata alle ore 18.30
intervengono
- Antigone
- Avv. Simonetta Crisci
- Avv. Francesco Romeo
-Avv. Marco Lucentini
intervento telefonico di -
Avv. Eugenio Losco – il reato di devastazione e saccheggio applicato alle rivolte nei CIE
«DEVASTAZIONE E SACCHEGGIO», ANCORA LA VENDETTA GENOVA
«Devastazione e saccheggio», questo il reato per cui, 11 anni dopo il G8 genovese del 2001, 10 manifestanti rischiano di scontare 100 anni di carcere complessivi se il prossimo 13 luglio la Corte di Cassazione confermerà le condanne di secondo grado rendendole definitive. 100 anni di carcere sono tanti, troppi, per chi viene accusato di aver rotto una vetrina, rubato una bottiglia in un supermercato, o solo di essere presente mentre questi e altri atti venivano compiuti. Solo per essere presente? Sì, perché «devastazione e saccheggio» è un reato ereditato dal codice penale fascista, il famigerato Codice Rocco, per reprimere eventuali sommosse popolari. E che punisce anche per la «compartecipazione psichica». Il buon senso di qualsiasi cittadino «sinceramente democratico», o anche solo con un vago senso di giustizia, intuisce la sproporzione tra queste condanne e l’impunità sostanziale di cui hanno goduto i vertici e la base delle forze dell’ordine. Nonostante l’assassinio in piazza di Carlo Giuliani, i pestaggi indiscriminati di persone inermi, l’utilizzo di armi chimiche come i gas Cs; le torture di Bolzaneto e la «macelleria messicana» della Diaz. Come dire: rompere o danneggiare oggetti, nascondere il volto e partecipare a una manifestazione non autorizzata è più grave di torturare, pestare, procurare lesioni permanenti. E così non sappiamo ancora chi ha gestito l’ordine pubblico a Genova nel 2001 come a Napoli qualche mese prima, con due governi di diverso segno politico. Restano le promozioni di funzionari come l’ex capo di polizia De Gennaro. Figura di grande «spessore tecnico» se si ha intenzione di distruggere speranze e aspirazioni di un’immensa moltitudine. Capace di servire lealmente governi di centrosinistra, centrodestra e tecnici. Il processo di democratizzazione delle forze dell’ordine nel nostro paese, iniziato negli anni ’60 grazie alla capacità egemonica esercitata sulla società dai movimenti, infrantosi contro le leggi speciali dei ’70, è rimasto incompiuto. Un problema macroscopico che si riscontra nella repressione dei movimenti, ma soprattutto negli omicidi che hanno segnato questi ultimi anni, come quelli di Federico Aldrovandi, Aldo Bianzino o Stefano Cucchi. E di tutti gli episodi di violenza consumati nei commissariati, nei Cie e nelle carceri, relegati a meri trafiletti di cronaca. Eppure un’inversione di tendenza non sembra all’orizzonte: il 5 luglio la Cassazione emetterà la sentenza per il processo Diaz che vede imputati importanti dirigenti delle forze dell’ordine accusati, si badi bene, non delle violenze accadute nella scuola, ma di falsa testimonianza e abuso d’ufficio. Rischiano con pene che, in ogni caso, sarebbero indultate. Condanne lievi che potrebbero comportare, però, l’interdizione dai pubblici uffici per i poliziotti coinvolti. Così il 15 giugno scorso la Cassazione, con un rituale più che anomalo, unico, ha rinviato la sentenza di più di 20 giorni. In questi anni i movimenti e la società civile del nostro Paese, inutile nasconderlo, non sono stati in grado di seguire con l’attenzione e l’energia necessarie le conseguenze giudiziarie dei fatti di Genova. E il centro sinistra non può nascondere le sue responsabilità nella mancata democratizzazione delle forze dell’ordine. Non riuscendo neanche, come accade in ogni altro Paese europeo che si dica democratico, a far mettere i numeri identificativi sulle divise degli agenti. Incapace di nominare una commissione parlamentare d’inchiesta e di istituire il reato di tortura anche in Italia così come richiede l’Onu, fino alla “copertura” dei responsabili della mattanza del G8 genovese. Ora, 11 anni dopo non possiamo permettere che vada a finire così, che 10 persone vengano punite per i 300mila scesi in piazza nel 2001. Per questo nasce la campagna «Genova non è finita» (www.10×100.it), con un appello, già firmato da oltre 10 mila persone (tra cui Wu Ming, Moni Ovadia, Erri De Luca, Subsonica, Valerio Mastrandrea, Elio Germano e tanti altri) a cui invitiamo ad aderire. Così come invitiamo tutti a mobilitarsi nella settimana della sentenza. Per non lasciarli soli, perché Genova non può finire così. Perché in gioco c’è la libertà di tutte e tutti.
di Valerio Renzi da Il Manifesto del 29/6/2012