Giovedì 3 ottobre si torna a Genova
Udienza rinviata al 13 novembre ore 11
Giovedì 3 ottobre si torna a Genova. Si torna a Genova per un processo d’ Appello che potrebbe concludere tutta la fase processuale che è seguita alle manifestazioni del G8 di Genova del 2001. Alla sbarra ancora i manifestanti che dopo la sentenza definitiva di Cassazione dello scorso 13 luglio sono stati condannati per i reati di devastazione e saccheggio. Per 5 di loro infatti, il prossimo 3 ottobre la Corte d’Appello di Genova dovrà valutare la concedbilità o meno dell’attenuante di pena dell’aver agito per «suggestione della folla in tumulto».
Nel frattempo, Marina, Alberto e Gimmy sono ancora in carcere mentre Ines è ai domiciliari.
Sono anni, questi, in cui la magistratura usa sempre con maggior frequenza gli strumenti normativi del codice Rocco, retaggio del regime fascista quali ad es. i reati di devastazione e saccheggio o quelli di attentato accanto all’arsenale normativo che si è andato via, via ampliando dal settembre 2001.
Proprio in questo mese di ottobre, a Roma, inizierà il più corposo dei processi per i fatti del 15 ottobre 2011, 18 imputati dovranno rispondere di reati molto gravi tra i quali devastazione e tentato omicidio; sempre per i fatti del 15 ottobre 2011 altre 7 persone sono già state condannate in primo grado per devastazione. Senza contare le decine e decine di processi a carico dei Notav che quotidianamente lottano contro la militarizzazione e la devastazione di un territorio minacciato da un’opera inutile imposta contro la volontà di chi la Valle la abita e non solo.
A 11 anni dai fatti del g8 di Genova a fronte dei dieci capri espiatori che sono stati condannati fino a 15 anni di carcere per devastazione e saccheggio, si contano: 222 procedimenti archiviati per violenze e torture commesse in strada da appartenenti alle forze dell’ordine, non è stato possibile identificare gli autori delle violenze; oltre 300 appartenenti alla polizia che sono entrati alla scuola Diaz ed hanno partecipato a quel massacro, sono rimasti fuori dal processo, non è stato possibile identificarli anche per gli ostacoli frapposti all’indagine dalla stessa polizia; gli appartenenti alle forze dell’ordine sono stati condannati per le violenze e le torture inflitte ai manifestanti a pene molto contenute e e per molti dei condannati i processi si sono prescritti. Alcuni di loro, ancora in servizio, hanno continuato a reiterato violenze e stupri. E poi ci parlano di poche mele marce.
Non è stato possibile, sempre per la reticenza degli imputati nei processi e dei protagonisti politici in sede di commissione d’indagine parlamentare, risalire lungo la catena di comando fino ad individuare i responsabili politici, i mandanti, di queste mattanze. Lo sappiamo lo Stato non processa se stesso. Ciononostante è facile indicarli, quei responsabili, nei soggetti che all’epoca avevano responsabilità di governo e, non potrebbe essere diversamente.
Per noi Genova non è finita e non finirà questo 3 ottobre. Continueremo a portare nelle aule dei tribunali la solidarietà alle ed agli imputati e, continueremo ad occupare le piazze ed a ribellarci contro lo stato di cose presenti. La solidarietà è un’arma, continuiamo a sostenere anche economicamente gli imputati e le imputate per genova 2001 e per i fatti del 15 ottobre.
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