Freccia La Fuorilegge Vol. 2

di , 12 ottobre 2013 08:21

copertinacompilaE’ uscita Freccia La Fuorilegge Vol. 2: per i compagni, contro la legge.
Compilation benefit per i condannati del G8 di Genova 2001. 20 gruppi, 40 tracce di punk-hardcore militante in solidarietà con i condannati per devastazione e saccheggio.

Per maggiori informazioni e per richiedere copie scrivi a:

grezzi.feroci@libero.it
cospirazione@distruzione.org

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Giovedì 3 ottobre si torna a Genova

di , 2 ottobre 2013 15:11

 Udienza rinviata al 13 novembre ore 11

10x100_4Giovedì 3 ottobre si torna a Genova. Si torna a Genova per un processo d’ Appello che potrebbe concludere tutta la fase processuale che è seguita alle manifestazioni del G8 di Genova del 2001. Alla sbarra ancora i manifestanti che dopo la sentenza definitiva di Cassazione dello scorso 13 luglio sono stati condannati per i reati di devastazione e saccheggio. Per 5 di loro infatti, il prossimo 3 ottobre la Corte d’Appello di Genova dovrà valutare la concedbilità o meno dell’attenuante di pena dell’aver agito per «suggestione della folla in tumulto».

Nel frattempo, Marina, Alberto e Gimmy sono ancora in carcere mentre Ines è ai domiciliari.

Sono anni, questi, in cui la magistratura usa sempre con maggior frequenza gli strumenti normativi del codice Rocco, retaggio del regime fascista quali ad es. i reati di devastazione e saccheggio o quelli di attentato accanto all’arsenale normativo che si è andato via, via ampliando dal settembre 2001.

Proprio in questo mese di ottobre, a Roma, inizierà il più corposo dei processi per i fatti del 15 ottobre 2011, 18 imputati dovranno rispondere di reati molto gravi tra i quali devastazione e tentato omicidio; sempre per i fatti del 15 ottobre 2011 altre 7 persone sono già state condannate in primo grado per devastazione. Senza contare le decine e decine di processi a carico dei Notav che quotidianamente lottano contro la militarizzazione e la devastazione di un territorio minacciato da un’opera inutile imposta contro la volontà di chi la Valle la abita e non solo.

A 11 anni dai fatti del g8 di Genova a fronte dei dieci capri espiatori che sono stati condannati fino a 15 anni di carcere per devastazione e saccheggio, si contano: 222 procedimenti archiviati per violenze e torture commesse in strada da appartenenti alle forze dell’ordine, non è stato possibile identificare gli autori delle violenze; oltre 300 appartenenti alla polizia che sono entrati alla scuola Diaz ed hanno partecipato a quel massacro, sono rimasti fuori dal processo, non è stato possibile identificarli anche per gli ostacoli frapposti all’indagine dalla stessa polizia; gli appartenenti alle forze dell’ordine sono stati condannati per le violenze e le torture inflitte ai manifestanti a pene molto contenute e e per molti dei condannati i processi si sono prescritti. Alcuni di loro, ancora in servizio, hanno continuato a reiterato violenze e stupri. E poi ci parlano di poche mele marce.

Non è stato possibile, sempre per la reticenza degli imputati nei processi e dei protagonisti politici in sede di commissione d’indagine parlamentare, risalire lungo la catena di comando fino ad individuare i responsabili politici, i mandanti, di queste mattanze. Lo sappiamo lo Stato non processa se stesso. Ciononostante è facile indicarli, quei responsabili, nei soggetti che all’epoca avevano responsabilità di governo e, non potrebbe essere diversamente.

Per noi Genova non è finita e non finirà questo 3 ottobre. Continueremo a portare nelle aule dei tribunali la solidarietà alle ed agli imputati e, continueremo ad occupare le piazze ed a ribellarci contro lo stato di cose presenti. La solidarietà è un’arma, continuiamo a sostenere anche economicamente gli imputati e le imputate per genova 2001 e per i fatti del 15 ottobre.

Campagna 10×100 e Supporto legale

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Poche mele marce: da Bolzaneto allo stupro

di , 1 ottobre 2013 19:16

BVgjm_vCAAA2Z37Da Romatoday

E’ stato condannato a 12 anni e mezzo di reclusione per stupro l’assistente capo di polizia Massimo Luigi Pigozzi. Questa la decisione della terza sezione penale della Cassazione. Pigozzi, già condannato a tre anni e due mesi per le violenze avvenute nella caserma di Bolzaneto nei giorni successivi al G8 di Genova del 2001, dovrà anche risarcire una delle vittime delle violenze sessuali avvenute durante il servizio prestato presso la Questura di Genova.

VIOLENZE IN QUESTURA - Al centro di questo secondo processo a carico dell’agente già sul “libro nero” del G8 del 2001, le violenze sessuali avvenute ai danni di donne in stato di fermo mentre si trovavano nella camera di sicurezza della Questura del capoluogo ligure. Pigozzi, che nel procedimento sui fatti di Bolzaneto venne ritenuto responsabile di aver letterlmente strappato una mano al manifestante Giuseppe Azzolina, era stato condannato già in primo grado che in appello e la sua condanna per violenza sessuale aggravata e abbandono di posto di servizio è ora stata confermata dalla Suprema Corte.

CONDANNATO ANCHE LO STATO - I giudici di secondo grado avevano escluso la responsabilità civile del ministero dell’Interno ma la Cassazione ha accolto il ricorso di una delle donne vittima di violenza, una straniera costituitasi parte civile nel processo, e condannato il Viminale a risarcirla.

IL RICORSO - La donna vittima di violenze, nel suo ricorso, aveva rilevato che “le mansioni svolte dall’imputato hanno grandemente agevolato la condotta criminosa”, addebitando “allo Stato una culpa in vigilando” per aver dato a Pigozzi un “compito delicato – si sottolineava nel ricorso – benché fosse già stato condannato per episodi di violenza gravissima contro soggetti fermati (fatti verificatisi a Genova in occasione del G8)”. 

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5 ottobre: spazio 53 per gli arrestati del g8

di , 22 settembre 2013 12:56

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13 settembre 10×100 a Barcellona

di , 9 settembre 2013 16:15

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GENOVA NON È FINITA. 13 e14 luglio Due giorni di iniziative a Roma all’Ex Snia Viscosa via prenestina 173

di , 10 luglio 2013 16:55

13 e 14 luglio. Due giorni di iniziative a Roma

Ex Snia Viscosa

via prenestina 173

ancheSNIAsmall

A un anno dalla sentenza definitiva per Genova 2001, in solidarietà con i compagni/e sotto processo per i fatti del 15 ottobre 2011, con Alberto, Marina, Gimmy e Ines nel cuore.

Due serate benefit con dibattiti, musica, teatro, spazi di socialità e ristoro

Sabato 13 luglio Concerto con Bone Machines, e Blood ’77, a seguire dj set con Tutti Frutti Apocalypse a cura di Murder Farts e Lubna Barracuda.

Nel corso della serata esposizioni artistiche e performance.

Domenica 14 luglio dalle 19.00 Spazio aperto ai musicisti di strada con aperitivo nell’orto

dalle 20.00 Incursioni musicali di Laura Inserra

dalle 21.00 Il Rave Teatrale delle “Voci nel Deserto”  in “La raccolta differenziata della memoria” con la partecipazione di Ascanio Celestini

Radio Onda Rossa,  Campagna 10×100, CSOA ex SNIA

 

GENOVA NON È FINITA.

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3 luglio: The Atalantics per Genova2001

di , 30 giugno 2013 11:18

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27 giugno presidio Piazzale Clodio per il 15 ottobre

di , 21 giugno 2013 11:36

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G8 Genova: Marina, Alberto e Gimmy siamo noi

di , 20 giugno 2013 12:19

Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto il 20 giugno 2013.

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Con la sentenza definitiva su Bolzaneto si è concluso anche l’ultimo dei grandi processi simbolo sul G8 del 2001. Sarebbe dunque tempo di bilanci e di qualche ragionamento, ma in giro sembra esserci poca voglia di farlo. Anzi, paragonato al clamore mediatico che un anno fa aveva accompagnato la sentenza Diaz, quella su Bolzaneto è passata praticamente inosservata.

Nulla di sorprendente, in fondo, perché tutti sapevamo che quella sentenza non avrebbe aggiunto nulla di nuovo. E poi, sono passati parecchi anni, quel movimento non c’è più e i tempi sono cambiati. Tutto comprensibile, per carità, eppure c’è qualcosa che non quadra, che stona terribilmente.

Già, perché alla fin della fiera, dopo tante sentenze e l’accertamento di un numero impressionante di gravi reati contro la persona, gli unici che stanno in galera, peraltro con pene allucinanti fino a 14 anni, sono alcuni manifestanti di allora, presi a casaccio e colpevoli esclusivamente di aver danneggiato delle cose. Si chiamano Marina, Alberto e Gimmy.

Peraltro, il numero degli ex manifestanti carcerati potrebbe pure crescere, visto che i condannati in via definitiva per “devastazione e saccheggio” sono dieci. Degli altri uno è irreperibile, Ines è agli arresti domiciliari e per cinque è necessario un nuovo passaggio in appello, ma limitatamente a un singolo attenuante.

Penso che abbandonare quelle persone al loro destino sia inammissibile. Umanamente, moralmente e politicamente. L’esito complessivo dei processi genovesi, con la sua manifesta disparità di trattamento, è infatti destinato a fare da precedente, a rafforzare la sensazione di impunità tra il personale degli apparati di sicurezza e a legittimare l’uso di pene sproporzionate ed esemplari contro manifestanti.

Il reato di “devastazione e saccheggio”, risalente al periodo fascista, non è certo l’unico strumento giuridico a disposizione per fini repressivi, ma è senz’altro quello più estremo e discrezionale, poiché non ti punisce per quello che hai fatto, ma per averlo fatto in determinate circostanze. Ed è così che una bagatella, come una vetrina rotta, può trasformarsi in un reato paragonabile all’omicidio. Ebbene sì, perché la pena prevista per devastazione e saccheggio è tra 8 e 15 anni, mentre quella per omicidio preterintenzionale è tra 10 e 18 anni e quella per omicidio colposo non supera i 5 anni.

Quando giustamente ci indigniamo per la brutalità della repressione in Turchia, dovremmo ricordarci anche di questo, specie ora, visto che quel tipo di accusa viene utilizzato in maniera sempre più disinvolta, come sembrano indicare i processi per i fatti di Roma del 15 ottobre 2011.

L’altra faccia della medaglia, altrettanto grave, è l’impunità degli apparati repressivi. Nessuno pagherà per le violenze della Diaz e di Bolzaneto, mentre per l’omicidio di Carlo Giuliani non c’è stato nemmeno il processo. Beninteso, la questione non è invocare la galera per i poliziotti, ma comprendere che l’impunità genera mostri. Siamo sicuri che i casi Aldrovandi, Cucchi, Uva, Ferrulli eccetera non c’entrino con tutto questo? O che non c’entri il fatto che i reparti antisommossa italiani riescano a resistere al numero identificativo sul casco, quando persino i loro colleghi turchi ce l’hanno?

Insomma, qui non si tratta di dibattere sul passato, bensì di costruire ora e qui una battaglia politica per l’abrogazione del reato di “devastazione e saccheggio”, per l’introduzione di norme cogenti che pongano fine all’impunità, a partire da una legge sulla tortura, e per un’amnistia per i reati sociali, che possa restituire la libertà anche a Marina, Alberto e Gimmy.

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Dopo la sentenza Bolzaneto

di , 18 giugno 2013 13:19

Con la sentenza, ampiamente annunciata, si chiude anche il processo per i fatti riguardanti la caserma di Bolzaneto. A distanza di un anno dalla Cassazione per i fatti della Diaz e dal processo ai 10 tra compagni e compagne (3 attualmente in carcere per una lunga pena) un altro tassello va a comporre il mosaico della “verità giudiziaria” su Genova 2001. Ma non è l’ultimo tassello, anzi.

La settimana precedente, nel silenzio generale, accadevano due fatti altrettanto importanti:

mentre lo Stato, arrestava in Spagna Francesco Puglisi, uno dei condannati a 14 anni, per aver danneggiato cose, 222 denunce di manifestanti che chiedevano giustizia per essere stati picchiati in strada o arrestati senza motivo, venivano archiviati. Così, come se non fosse mai accaduto nulla. Del resto proprio venerdì, lo stesso Stato che non ha mai chiesto scusa per i fatti accaduti dentro la caserma di Bolzaneto, incassava in Cassazione un verdetto che stabilisce che i danni subiti dai manifestanti, e i conseguenti risarcimenti, dovranno essere rideterminati da un giudice civile per “assenza di prove”.

In questi 12 anni, non abbiamo mai pensato che Genova fosse una pagina chiusa. Ora che sostanzialmente tutti i procedimenti giudiziari sono arrivati al termine pensiamo che la storia genovese, che molti hanno avuto difficoltà a capire, si riflette giorno dopo giorno, dentro le caserme tanto quanto in piazza oltre a sancire un nuovo principio: colpire le cose è ben più grave che colpire una persona. Un omicidio vale, penalmente, meno di un uomo o una donna che danneggiano delle vetrine.

L’art.419, i reati per devastazione e saccheggio, usato come clava nei confronti di 10 manifestanti per condannarli a pene dagli 8 ai 15 anni, è un retaggio del codice Rocco. Un articolo nato a inizio secolo scorso per reprimere le rivolte popolari e usato da Genova in poi come arma di punizione nei confronti dei manifestanti, è diventato un articolo comodo per reprimere il dissenso: per il gli scontri del 15 ottobre 2011 a Roma, alcuni manifestanti sono stati già condannati pesantemente e altri rischiano tuttora di esserlo, il prossimo 27 giugno inizierà infatti un altro processo su quei fatti. Nelle caserme o nelle carceri i casi di “incidenti” sono emersi all’opinione pubblica, agitando sonni, solidarizzando con famiglie sconosciute e vittime della violenza o incuria di Stato.

Bolzaneto ieri, Bolzaneto oggi. Del resto in Italia non viene riconosciuta la tortura, motivo per cui quasi tutti gli accusati, hanno visto i loro reati andare in prescrizione. Genova 2001 ieri, Piazza Taskim oggi. L’Italia ha fatto scuola di formazione di repressione del dissenso anche in altri paesi, ma i media nostrani riconoscono le violenze soltanto a casa degli altri.

Quindi chiusa la parte processuale, chiusi i vari comitati che chiedono verità e giustizia, agli stessi che la nascondono e la negano, continueremo a lottare affinché Genova 2001 si attualizzi attraverso la cancellazione dei reati di devastazione e saccheggio e di quella parte del codice penale emanazione del codice Rocco. Stringendoci attorno a Marina, Alberto e Francesco, attualmente detenuti. Mantenendo vigile l’attenzione anche per i risarcimenti riguardanti Bolzaneto, che dopo 12 anni ancora devono essere riconosciuti. Solidarizzando con i 18 rimandati a giudizio per i fatti del 15 ottobre del 2011.

No, Genova non è finita. E’ tutti i giorni.

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