Cosa resta per i giovani? Devastazione e saccheggio
da Micromega
Bisogna sempre essere cauti di fronte al mare di numeri e statistiche che vengono snocciolati quotidianamente. Spesso vengono manipolati con cura ed utilizzati come specchietto per le allodole, quasi sempre vengono taciuti quelli più scomodi e ne vengono scelti con attenzione altri, per legittimare o delegittimare scelte prese o mancate. Proviamo a fare un gioco questa volta: utilizziamo dei dati molto interessanti, forniti da alcune ricerche uscite negli ultimi giorni rispetto alla condizione giovanile sul mercato del lavoro, ed affianchiamo questi numeri a delle immagini, delle evocazioni che compaiono nella mente di chi quelle statistiche le conosce bene, vivendole sulla pelle giorno dopo giorno. Prosegui la lettura 'Cosa resta per i giovani? Devastazione e saccheggio'»
Lettera di Davide Rosci su devastazione e saccheggio
Quando sono stato arrestato il 20 aprile scorso, dissi che ero sereno; ciò che mi portava ad esserlo era la fiducia che riponevo nella giustizia, la consapevolezza che gli inquirenti non avessero in mano niente di compromettente e la percezione che, nonostante il grande clamore creato ad hoc dai mass-media, il processo fosse equo ed imparziale, così come previsto dalla legge.
Mi sbagliavo! Ieri ho visto la vera faccia della giustizia italiana, quella manipolata dai poteri forti dello stato, quella che si potrebbe tranquillamente definire sommaria. Una giustizia che mi condanna a pene pesantissime, leggete bene, solo per esser stato fotografato nei pressi dei luoghi dove avvenivano gli scontri. Avete capito bene, ieri sono stato punito non perché immortalato nel compiere atti di violenza o per aver fatto qualcosa vietato dalla legge, ma per il semplice fatto che io fossi presente vicino al blindato che prende fuoco.
Non tiro una pietra, non rompo nulla, non mi scaglio contro niente di niente. Mi limito a guardare il mezzo in fiamme in alcune scene, e in un’altre ridere di spalle al suddetto.
Tali “pericolosi” atteggiamenti, mi hanno dapprima fatto guadagnare gli arresti domiciliari (8 mesi) ed ora anche una condanna (6 anni) che definirla sproporzionata sarebbe un eufemismo.
Permettetemi allora di dire che la giustizia fa schifo, così come fa schifo questo “sistema” che, a distanza di anni e anni, dopo una lotta di liberazione, concede ancora la possibilità ai giudici di condannare gente utilizzando leggi fasciste. Si, devastazione e saccheggio è una legge di matrice fascista introdotta dal codice Rocco nel 1930, che viene sempre più spesso riesumata per punire dissidenti e oppositori politici solo perché ritenuti scomodi e quindi da annientare.
Basta! Non chiedetemi di starmi zitto e accettare in silenzio tutto ciò, consentitemi di sfogarmi contro questo sistema marcio, che adotta la mano pesante contro noi poveri cristi e che invece chiude gli occhi dinanzi a fatti ben più gravi come il massacro della Diaz a Genova e i vari omicidi compiuti dalle forze dell’ordine nei confronti di persone inermi come Cucchi, Aldrovandi, Uva e molti altri ancora.
Non posso accettarlo! Grido con tutta la voce che ho in corpo la mia rabbia a questo nuovo regime fascista che mi condanna ora a Roma per aver osservato un blindato andare in fiamme e che ora mi accusa di associazione a delinquere a Teramo, solo per non aver mai piegato la testa.
Non mi resta altro che percorrere la via più estrema per far sì che nessun’altro subisca quello che ho dovuto subire io e pertanto così come fece Antonio Gramsci, durante la prigionia fascista, anche io resisterò fino allo stremo per chiedere l’abolizione della legge di devastazione e saccheggio, la revisione del codice Rocco e che questo sistema repressivo venga arginato.
Comunico pertanto che da oggi intraprenderò lo sciopero della fame e della sete ad oltranza fino a quando non si scorgerà un po’ di luce in fondo a questo tunnel eretto e protetto dai soliti noti.
Concludo nel ringraziare i mie fratelli Antifascisti, i splendidi ragazzi della Est, i firmatari del Comitato Civile, i tantissimi che mi hanno dimostrato solidarietà in questi mesi e soprattutto quanti appoggeranno questa battaglia.
Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere!
Rosci Davide
Il coraggio di genova
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15 ottobre: chiesti otto anni di carcere e 2 milioni di risarcimento per 5 teramani
Otto anni di reclusione e un risarcimento danni per oltre 2miliono di euro. E’ questa la richiesta presentata oggi, alla procura di Teramo, nei confronti dei cinque teramani accusati di aver partecipato agli scontri a Roma, il 15 ottobre del 2011, con le forze di polizia.
Per la procura romana i 5 teramani devono rispondere di resistenza pluriaggravata, devastazione e saccheggio.Il Comune di Roma ha chiesto 900mila euro per i danni alla città, l’Ama (l’azienda della nettezza urbana) 300mila per i cassonetti, l’Atac (trasporti pubblici urbani) 500mila, l’Avvocatura dello Stato ha chiesto al giudice di quantificare il danno ricevuto dalle forze dell’ordine, mentre il difensore del carabinieri ferito e fuggito dal blindato in fiamme, ha avanzato richiesta di 50mila euro a testa per i cinque imputati. La sentenza è attesa per gennaio.
Genova 2001, l’ex questore Colucci condannato a 2 anni e 8 mesi
Arriva una sentenza importante nei processo a proposito della “macelleria messicana” di Geova 2001 e della Diaz, dove molti ragazzi arrivati nella città italiana per contestare il G8 furono pestati dalle forze dell’ordine.
Questa la pena inflitta stamani a Genova all’ex questore Francesco Colucci è stata comminata lapena di 2 anni e 8 mesi. Il pm Enrico Zucca aveva chiesto tre anni. Colucci era accusato di falsa testimonianza nel processo sulla Diaz. Prosegui la lettura 'Genova 2001, l’ex questore Colucci condannato a 2 anni e 8 mesi'»
Dal G8 al Ministero di Giustizia: la carriera del generale Bruno Pelliccia, prescritto per le violenze a Bolzaneto
E’ uno degli agenti e funzionari prescritti in appello per le violenze all’interno della Caserma di Bolzaneto, durante il G8 di Genova del 2001 l’attuale direttore dell’Ufficio per la Sicurezza Personale e della Vigilanza dell’Amministrazione penitenziaria presso il Ministero della Giustizia a Roma.
Si tratta del generale della polizia penitenziaria Bruno Pelliccia, 51 anni, il cui nome è balzato alla cronache in questi giorni, dopo un video pubblicato da Repubblica.it ha ipotizzato che sul corteo degli studenti romani di mercoledì scorso fossero stati tirati lacrimogeni direttamente dalle finestre del Ministero di Giustizia, ipotesi che ha provocato sgomento ma anche una buona dose di ironia come si vede dai finti cartelli stradali “Piovono lacrimogeni”, attaccati in tutta via Arenula da un gruppo di artisti.
Ma se, sul punto, sia il generale Pelliccia (che in pratica comanda gli agenti della penitenziaria a guardia del Ministero) sia le indagini affidate dal ministro Severino al Racis dei Carabinieri, sembrano escludere che i lacrimogeni siano davvero stati lanciati dall’alto, la vera notizia è che, ancora una volta, un ufficiale condannato (prescritto) per le violenze al G8 di Genova, ha fatto nel frattempo carriera. Prosegui la lettura 'Dal G8 al Ministero di Giustizia: la carriera del generale Bruno Pelliccia, prescritto per le violenze a Bolzaneto'»